Cristina Caboni – La casa degli specchi – Opinione

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Oggi, per la rubrica “Emozioni a colori” parlerò di un libro di Cristina Caboni che è una delle autrici italiane più conosciute. Pur seguendola da un po’ non avevo ancora avuto occasione di leggerla, così, appena ho saputo dell’uscita di questo suo ultimo romanzo, edito ancora una volta Garzanti, ho deciso di non farmelo scappare e di scoprire a quale colore mi avrebbe fatto pensare.

Vediamo insieme di cosa si tratta e se lo avete letto nei commenti lasciatemi la vostra opinione su che emozioni vi ha evocato e se questo libro fosse un colore quale sarebbe.

 

Titolo: La casa degli specchi

Autore: Cristina Caboni

Editore: Garzanti

Genere: Narrativa

Data di pubblicazione: 19 settembre 2019

Costo e-book: 9,99 €

Costo Cartaceo: 17,67 €

Numero pagine: 261

 

 

 

 

 

La grande villa di Positano è l’unico posto che Milena riesca a chiamare casa. È cresciuta lì, insieme al nonno Michele, e ne conosce ogni angolo, a partire dal maestoso ingresso rivestito da dodici specchi con cornici d’argento intarsiate. Specchi che sembrano capaci di mettere a nudo la sua anima. Milena li ha sfiorati mille volte alla ricerca di risposte, ma un giorno trova qualcosa di inaspettato: un gancio che apre il passaggio a una stanza segreta. All’interno le pareti sono tappezzate di locandine di vecchi film. Quando Milena legge il nome di una delle interpreti non riesce a crederci. È un nome proibito in quella casa. È il nome di sua nonna che, tanti anni prima, è fuggita in America senza lasciare traccia. Frugando tra le sue carte, Milena scopre cose che non avrebbe mai immaginato. Che era un’attrice nella Roma della dolce vita. Che ha lottato per farsi strada in un mondo affascinante, ma dominato dagli uomini. Che i loro sogni sono molto simili. Anche lei vuole calcare le scene, ma ha paura di mettersi in gioco. Fino a quando non si imbatte in alcuni indizi che suggeriscono qualcosa di misterioso e non può fare a meno di chiedersi perché nessuno le abbia mai parlato di sua nonna. C’è solo una persona che può darle spiegazioni, ma Michele è restio ad affrontare l’argomento. Milena è convinta che gli specchi luccicanti che decorano l’atrio della villa abbiano assistito a eventi terribili, che nella storia della sua famiglia ci sia un segreto che nessuno vuole riportare a galla, mentre per lei è vitale far emergere la verità per capire a fondo il presente. Anche se a volte è meglio che ciò che è stato sepolto dal passare degli anni resti tale.

 

 

Quando ho visto per la prima volta questa cover sono rimasta immediatamente ammaliata dai colori, dell’immagine e dal titolo evocativo.

Le protagoniste principali di questa storia sono due, Milena e sua nonna Eva, le due voci si alterneranno nella narrazione conducendovi nella loro vita.

Milena vive a Roma, ma l’unica casa che sente sua è la villa del nonno a Positano, chiamata “La casa degli specchi”, nome acquisito grazie ai 12 specchi dalle cornici lavorate proprio da Michele, suo nonno, che non gode attualmente di ottima salute.

Tutto parte proprio dagli specchi, è qui che Milena scopre un pulsante che dà accesso a una stanza segreta, ed è qui che conoscerà sua nonna, la donna che non viene mai nominata nella villa avendo lasciato il marito. Frugando tra le cose di Eva Milena scoprirà di somigliare tantissimo a suo nonna, non solo fisicamentema ma anche per quella passione che le accomuna: la recitazione.

A ciò si aggiungerà un mistero, un’ombra oscura: in seguito a dei lavori di ristrutturazione in giardino, dentro un vecchio pozzo, verrà ritrovato uno scheletro.

Gli indizi collegheranno la sparizione di sua nonna con lo scheletro. Nessuno sembra saperne nulla, l’unico che potrebbe conoscere la verità è Michele, ma troppo instabile a causa della malattia non può essere sottoposto a ulteriore stress.

Verità, menzogne e confessioni li porteranno verso un’unica direzione.

Quale sarà?

Milena scoprirà tutti i suoi trascorsi familiari? È giusto riesumare gli “scheletri” del passato oppure sarebbe meglio che i loro fantasmi rimanessero celati nell’oscurità?

Uno degli aspetti che più mi ha colpito di questa narrazione è sicuramente la maestria dell’autrice nell’illustrare dettagliatamente luoghi in cui il lettore pur non essendoci stato può immaginare totalmente. Si sente l’odore delle limonaie che si mescola a quello della brezza marina e dei mille fiori variopinti, si ammira il colore del mare che si fonde con quello del cielo, e si percorrono le stradine acciottolate a picco sulla costiera.

La scrittrice non si ferma qui, vi trascinerà anche a Roma nel periodo della “Dolce vita” nel momento in cui cinecittà, tra gli anni ’50 e ’60, risplendeva sotto i riflettori, sfiorerete perfino la grande New York e il lido di Venezia con la sua mostra internazionale del cinema.

Tutto delineato così egregiamente da sembrare vero e concreto, da ciò si evince non solo quanto Cristina si sia documentata, ma anche quanto abbia fatto propri i luoghi e la loro storia.

La Caboni oltre a intrecciare sapientemente il genere narrativo con altre sfumature tra cui il mistery, il romance e lo storico, riesce a legare due piani temporali, Milena e il presente e il pov di Eva che racconta il suo passato. I due filoni si intersecheranno sempre di più fino a diventare un’unica cosa.

L’epilogo inimmaginabile vi lascerà stupiti ma anche commossi e soddisfatti.

Oltre alla storia più narrativa, vivrete la suspense legata al ritrovamento del cadavere, vi immergerete in un pezzo di storia, non solo quella più fulgida e positiva del cinema e della ripresa economica italiana nel dopoguerra, ma anche il lato più negativo e doloroso, quello del maccartismo, della lotta al comunismo e della guerra fredda sovietica, tratti storici diluiti tra le righe, mai pesanti o noiosi, ma anzi stuzzicanti e toccanti.

Non mancherà la parte romance, non solo la struggente storia d’amore tra Michele e la sua Eva, che vi confesso mi ha colpito al cuore, ma anche il viaggio di Milena attraverso i suoi sentimenti per due uomini agli antipodi, capaci di suscitarle emozioni contrastanti, che la accompagneranno non solo nella sua ricerca della verità sulle sue origini ma anche nel fare chiarezza sul suo domani.

Cristina con la sua penna ha dato vita a una magia, nel suo libro ha ricreato un microcosmo pregno di sapori e tonalità differenti e di figure eviscerate in profondità, un mix di colori, personaggi ed emozioni che genereranno una nuance tutta nuova.

Tra ricordi, paura, smarrimento, bugie, la fragranza dei limoni e il blu del mare la scrittrice con il suo testo ci ricorda l’importanza del passato e della verità, la necessità di lottare sempre con coraggio per quello a cui teniamo sperando sempre nell’amore, perché l’amore vero è in grado di superare tutto.

Cristina Caboni giunge così al suo sesto romanzo, dopo “Il sentiero dei profumi”, “La custode del miele e delle api”, “Il giardino dei fiori segreti”, “La rilegatrice di storie perdute” e “La stanza della tessitrice”, ci regala un gioiellino, con uno stile lineare e deciso e con un linguaggio poetico ed evocativo dà vita a una scrittura coinvolgente e intrigante, una prosa che permette al lettore di calarsi completamente in un’altra realtà e di accompagnare i personaggi lungo il loro cammino.

Consiglio questo romanzo sia alle persone più mature per rivivere la loro giovinezza e ai più giovani per perdersi in un’epoca irripetibile. Un libro che dona benessere e lascia appagati, un libro che viene voglia di raccontare e regalare.

Se dovessi associare un colore a questo romanzo sarebbe sicuramente il blu, il blu del mare e del cielo che si fondono e si uniscono, il blu degli occhi di Michele e dello sguardo di Gabriel, il blu dei pregiati vestiti della piccola Hollywood italiana, un blu intenso e sfumato che richiama un senso di smarrimento e di successiva fiducia, come gettarsi nella profondità di quelle acque per poi tornare a galla.

Lì il cielo è blu, di una sfumatura così carica ed intensa che ti sembra di vederlo per la prima volta. E poi non fai quasi in tempo a riprenderti, che subito vieni catturato da altri incredibili colori, ancora e ancora.

 

 

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Articolo a cura di Serena Passani

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